Agatha Christie
La maledizione della tomba
egizia
Ho sempre ritenuto che una delle avventure più avvincenti da
me divise con Poirot sia stata quella riguardante una
serie di morti misteriose, seguite alla scoperta e all’apertura della tomba del
re Me-her-Ra.
Non molto tempo dopo il ritrovamento della tomba di Tutankhamon da parte di lord Carnavon,
sir John Willard e il
signor Bleibner di New York, continuando i loro scavi non lontano dal Cairo, trovarono alcune camere
funerarie nei pressi delle piramidi di Giza . La loro
scopertra suscitò enorme interesse. Si presumeva che
quella fosse la tomba del re Me-her-Ra,
un oscuro sovrano dell’ottava dinastia, epoca in cui il regno andava
disgregandosi. Di quel periodo si sapeva ben poco e i giornali diedero grande rilievo alla notizia.
Di li a poco accadde un fatto che
colpì profondamente il pubblico: sir John Willard morì all’improvviso per un attacco cardiaco.
I giornali specializzati in notizie sensazionali colsero al
volo l’opportunità di far rivivere le vecchie superstizioni circa la sfortuna
collegata a certi tesori egizi, e la mummia del British Museum, tirata in ballo
con rinnovato vigore nonostante le smentite del museo, conobbe un nuovo momento
di gloria.
Quindici giorni dopo il signor Bleibner
morì per un avvelenamento del sangue e di lì a pochi giorni
un suo nipote si sparò un colpo di pistola a New York. La maledizione di
Me-her-Ra divenne
l’argomento del giorno e il magico potere dell’antico e ormai scomparso Egitto
fu di nuovo fanaticamente esaltato.
Proprio in quel periodo Poirot ricevette un conciso
biglietto da lady Willard, vedova del defunto
archeologo, che gli chiedeva di andarla a trovare a casa sua, in Kensington Square. Lo
accompagnai.
Lady Willard era una donna alta e
magra, in lutto stretto. Il suo viso sconvolto era una testimonianza eloquente
del recente dolore.
“Siete stato gentile a venire così
in fretta, monsieur Poirot”.
“Sono a vostra disposizione, lady Willard.
Volevate consultarmi?”
“Voglio che appuriate per mio conto, con precisione, quanto
c’è di pettegolezzo giornalistico e quanto c’è di vero su ciò che è successo.
Tre morti, monsieur Poirot, ciascuna spiegabile se presa di
per se stessa, ma che nell’insieme formano una coincidenza quasi
incredibile, e tutte avvenute un mese dopo l’apertura della tomba! Semplice
superstizione o una potente maledizione del passato, che agisce in modo
inspiegabile per la scienza moderna, non lo so. Ma
resta il fatto: tre morti! E’ ho paura, monsieur Poirot, ho una tremenda paura che la lista delle sciagure non sia finita”.
“Per chi temete?”
“Per la vita di mio figlio. E’ così affascinato da quel
lavoro che intende prendere il posto del padre e proseguire gli scavi”.
“Quello che voi realmente desiderate è che io protegga
vostro figlio vero? Farò del mio meglio per tenerlo lontano dal male. E ora veniamo ai fatti, affinché io possa avere un’idea più
precisa. Chi erano le altre persone che facevano parte
del gruppo?”
“Il dottor Tosswill, un
funzionario di poca importanza del British Museum, il signor Schneider del Metropolitan Museum
di New York, un giovane segretario americano, il dottor Ames
che segue la spedizione come medico e Hassan, il
devoto servo indigeno del mio povero marito”.
“Ricordate il nome del segretario americano?”
“Harper, credo, ma non ne sono
sicura. Non era da molto tempo al servizio del signor Bleibner,
questo lo so. Un giovanotto molto simpatico”.
“Grazie, lady Willard”.
“Se c’è qualcos’altro che…?
“Per il momento nulla. Fidatevi di me e siate
sicura che farò tutto quello che è umanamente possibile per salvare vostro
figlio”.
Una settimana dopo passeggiavamo sulla sabbia dorata del
deserto. Il sole caldo martellava la nostra testa.
Il fascino dell’Egitto si era impadronito di me, ma non di
Poirot. Vestito esattamente come a Londra, portava in tasca una piccola
spazzola per gli abiti e combatteva una guerra senza sosta contro la polvere
che si ammucchiava sui suoi indumenti scuri.
“Guardate, Hastings” si lamentava continuamente. “Guardate i
miei poveri stivaletti di vernice, di solito così belli
lustri! La sabbia che c’è dentro mi dà un fastidio insopportabile, e quella
che ci si posa sopra offende l’occhio. E per di più
questo caldo affloscia i miei baffi…”
Taglia corto a quelle sue lamentele proponendogli di
avviarci verso l’accampamento.
Finalmente ci avvicinammo al luogo degli scavi. Un uomo
abbronzato con la barba grigia, abiti bianchi e il casco, ci venne incontro.
“Monsieur Poirot e il capitano Hastings? Abbiamo ricevuto il
vostro telegramma, mi dispiace di non aver potuto
venire a prendervi al Cairo, ma un avvenimento imprevisto ha completamente
sconvolto i nostri piani”.
Poirot impallidì. La mano, che aveva infilato nella tasca
per prendere la spazzola, si immobilizzò.
“Un’altra morte?” mormorò.
“Si”.
“Sir Guy Willard?”
esclamai.
“No, capitano Hastings. Il mio collega americano, il signor Schneider”.
“E la causa?” chiese Poirot.
“Tetano”.
Sbiancai in volto. Mi parve di avvertire tutt’attorno un’atmosfera malefica, sottile e minacciosa.
“Mon Dieu!” disse Poirot con voce
bassissima. “Non capisco, è orribile! Ditemi monsieur,
si è trattato di tetano, senza ombra di dubbio?”
“Penso di sì, ma il dottor Ames
potrà spiegarvelo meglio di me”.
“Ah certo, voi non siete il medico”.
“Mi chiamo Tosswill”.
Quello era dunque l’esperto britannico che lady Willard aveva descritto come un funzionario di poca
importanza del British Museum.
“Quindi abbiamo quattro casi di
morte, ognuno diverso dall’altro: attacco cardiaco, avvelenamento del sangue,
suicidio e tetano”.
“Esattamente Monsieur Poirot”.
“E siete sicuro che non vi sia
nulla che può collegare tra loro i quattro casi?”
“Non vi capisco bene”.
“Ve lo spiegherò meglio. Qualcuno di questi quattro uomini
ha compiuto qualche azione che potesse apparire
irrispettosa allo spirito di Me-her-Ra?”
Il dottore fissò Poirot con espressione attonita.
“State scherzando, monsieur Poirot Vero? Certo non vi
avranno convinto a credere a quelle stupide chiacchiere!”
Poirot rimase placidamente immobile, sbattendo un po’ le
palpebre dei suoi occhi verdi da gatto.
Il pasto non fu molto allegro. Il dottor Tossvill
tenne banco conversando a lungo e piacevolmente sugli scavi e le antichità
egizie. Proprio mentre ci apprestavamo a ritirarci per andare a riposare, sir Guy afferrò Poirot per un braccio e gli indicò qualcosa.
Una tenebrosa figura si muoveva in mezzo alle tende. Non era umana: riconobbi
chiaramente la sagoma con la testa di cane che avevo visto scolpita sulle
pareti della tomba.
A quella vista mi si raggelò il sangue nelle vene.
“Mon Dieu!” mormorò Poirot
facendosi vigorosamente il segno della croce. “E’ Anubi,
dalla testa di sciacallo, il dio che accompagna le anime dei morti”.
“Qualcuno ci sta prendendo in giro” esclamò il dottor Tosswill alzandosi indignato.
“E’ andato nella vostra tenda, Harper”
borbottò sir Guy, pallidissimo in volto.
“No” affermò Poirot scuotendo la testa “in quella del dottor
Ames”.
Il dottore lo fissò incredulo, poi ripetè
le parole di Tosswill:
“Qualcuno ci sta prendendo in giro. Andiamo , lo acciufferemo”.
Si precipitò con passo energico all’inseguimento
dell’apparizione misteriosa. Lo seguii, ma per quanto cercassimo
non riuscimmo a trovare anima viva che fosse passata da quella parte.
Rientrato nella
propria tenda per la notte, Poirot, grazie al proprio intuito, riesce ad
evitare di essere ucciso dal dottor Ames che, non
visto, aveva versato del veleno nella tazza di
camomilla che l’investigatore si preparava a sorseggiare.
Scoperto, il dottor Ames preferisce suicidarsi con del veleno, piuttosto che
venir accusato.
A questo punto Poirot
rivela all’amico Hastings il risultato delle sue deduzioni.
“Quando sono arrivato qui i miei
sospetti si appuntavano sia su Harper che sul dottor Ames, ma presto mi sono reso conto che solo il dottore
poteva aver compiuto i crimini e da Harper ho appreso
che egli conosceva già da prima il giovane Bleibner.
Indubbiamente quest’ultimo doveva aver fatto testamento o
assicurato la propria vita a favore del dottore, il quale ha visto la
possibilità di diventare ricco. Gli è stato facile inoculare
i micidiali germi del signor Bleibner, dopo di che il
nipote, disperato per la terribile notizia datagli dal suo amico, si è
sparato.
Il signor
Bleibner, quali che fossero le sue
intenzioni, non aveva fatto testamento. La sua fortuna sarebbe passata al
nipote e da lui al dottore”.
“E il signor Schneider?”
“Non possiamo essere sicuri: Ricordate che anche lui
conosceva il giovane Bleibner. Forse ha avuto dei
sospetti: Oppure il dottore può aver pensato che un’ulteriore
morte inspiegabile avrebbe rafforzato ancora di più la spirale delle
superstizioni. Inoltre vi rivelerò un interessante particolare psicologico,
Hastings. Un assassino prova sempre un desiderio impellente di ripetere il suo
delitto, se ha avuto successo. In lui si radica la convinzione di poterlo
rifare”.
Il caso fu messo a tacere e, ancor oggi, la gente parla della impressionante serie di morti collegate alla scoperta
della tomba di Me-her-Ra, come della prova che la
vendetta di un antico faraone ha colpito i dissacratori della sua tomba.